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Boffa, Torricelli, Bernardazzi : Tre architetti luganesi all’origine dell’identità architettonica di Odessa

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Francesco Boffa (1796-1867), Giorgio Torricelli (1796-1843) e Aleksandr Bernardazzi (1831-1907) sono tre architetti originari del distretto di Lugano, che hanno operato a Odessa nelle due fasi cruciali della costruzione della città, durante le quali il centro urbano assume la sua attuale fisionomia. Se i primi due operano nel primo terzo del XIX secolo – quando prendono corpo l’impianto urbanistico e la fisionomia classicista della città –, il terzo è attivo tra le fine del XIX e i primi anni del XX secolo, quando Odessa rafforza il suo ruolo di porto commerciale. La quantità e la portata delle opere realizzate da questi tre architetti è tale da strutturare ancora oggi il paesaggio urbano: quello stesso paesaggio che è valso alla città la recentissima inclusione nel patrimonio mondiale UNESCO.
Secondo Audrey Azoulay, Direttrice generale di questa istituzione, “Il centro della città portuale di Odessa, crogiolo di scambi e migrazioni, è stato costruito attraverso molteplici influenze, recando con sé un patrimonio e una storia che hanno una risonanza mondiale e costituiscono un simbolo potente”. Lo studio intende ricostruire integralmente per la prima volta le traiettorie biografiche di Boffa e Torricelli, tra Svizzera, Italia e Ucraina, la storia familiare e sociale dei tre architetti, le tappe della loro formazione, le loro carriere, che a Odessa trovarono il proprio apice, andando a colmare le attuali lacune storiografiche soprattutto per quanto attiene la relazione con la loro cultura di provenienza. I risultati della ricerca saranno pubblicati sulla piattaforma on-line “Architetti ticinesi in Ucraina” che è stata avviata dall’Archivio del Moderno, sotto l’egida della presidenza della Confederazione svizzera, in occasione della Ucraine Recovery Conference organizzata nel luglio 2022 a Lugano.

Direttore di ricerca
Nicola Navone, Archivio del Moderno, Università della Svizzera italiana


Ricercatore
Guillaume Nicoud

Con il sostegno di
Fondazione Ferdinando e Laura Pica-Alfieri, Lugano
Fondazione Archivio del Moderno, Balerna


Interazioni in architettura tra Svizzera e Italia. Lugano come crocevia e laboratorio (1943-1960)

[rInterazioni architettoniche Svizzera Italia - Bill+Rogersicerca]

L’emanazione nel 1938 delle Leggi razziali da parte del regime fascista, lo scoppio della Seconda guerra mondiale e, infine, le conseguenze dell’armistizio dell’8 settembre 1943, segnano uno spartiacque nelle interazioni fra Italia e Svizzera nell’ambito dell’architettura: pur nella drammaticità del momento, il riparo nella confederazione dà infatti la possibilità agli architetti e agli ingegneri italiani di continuare quell’attività professionale e didattica forzatamente interrotta e di intraprendere quel percorso che traccerà un solco assai profondo nella storia dei proficui rapporti tra la Svizzera e l’Italia, su cui non esiste alcuno studio comprensivo. Lugano, in queste vicende, ha svolto un ruolo di crocevia e laboratorio: crocevia per aver accolto in prima istanza buona parte degli architetti e degli ingegneri che avevano trovato riparo in Svizzera durante le vicende belliche; laboratorio perché, a partire soprattutto dal secondo dopoguerra, è luogo di elaborazione (e di messa alla prova) di un’architettura di respiro europeo, permeata dalla cultura italiana e al contempo dalla temperie d’Oltralpe. Attraverso la ricostruzione della rete di relazioni stabilita dai protagonisti di quella stagione (considerata cioè nella sua più ampia estensione, comprendendo, oltre agli architetti, gli ingegneri, i committenti, gli artisti, gli intellettuali), e l’analisi degli altri vettori di questo scambio (come la circolazione di volumi e periodici sui due versanti; l’organizzazione di eventi espositivi, la partecipazione a convegni, giornate di studio, seminari, conferenze pubbliche; la partecipazione a trasmissioni radiofoniche e televisive, ecc.) e l’analisi delle opere, realizzate nel distretto di Lugano, che ne sono l’esito, il progetto intende ricostruire una pagina della nostra storia (non soltanto architettonica) non ancora sufficientemente indagata.

La ricerca, finanziata dalla Fondazione Ferdinando e Laura Pica-Alfieri, s’inserisce nel quadro del progetto “L’architettura fra Svizzera e Italia: scambi e interazioni, 1943-1960”, promosso dall’Archivio del Moderno, di cui costituisce il primo atto.

Responsabile del progetto
Nicola Navone, Archivio del Moderno, USI

Ricercatore del progetto
Matteo Iannello, Archivio del Moderno, USI

L’architettura nel Cantone Ticino, 1945-1980

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Tra il 1945 e il 1980 l’architettura nel Cantone Ticino vive un momento di particolare fervore, che condurrà a un sempre più ampio riconoscimento, in Svizzera e all’estero, dei suoi principali protagonisti. Tale periodo è stato oggetto, in passato, di un diffuso interesse critico sostanziatosi in saggi e volumi che tuttavia hanno assunto la forma di rassegne di opere e progetti oppure hanno rivolto la loro attenzione a una cerchia ristretta di personalità, non di rado trascurando le sfumature, le differenze o i contrasti delle diverse posizioni. Questa circostanza ha fatto sì, da un lato, che alcuni protagonisti di quella stagione cadessero in una sorta di oblio storiografico, e dall’altro che prevalessero schemi storiografici riduttivi (come la dicotomia caricaturale tra “razionale” e “organico”) e dunque inadeguati a restituire la ricchezza delle esperienze e delle ricerche allora in atto.
Il progetto si propone di considerare l’architettura nel Cantone Ticino da una prospettiva quanto più ampia possibile, situandola nel contesto europeo e internazionale per mettere in luce i diversi modelli di riferimento che orientavano gli architetti, le modalità con cui questi modelli furono assunti, rielaborati, amalgamati o distorti, e l’originalità dei singoli apporti: il tutto al fine di scrivere una storia dell’architettura nel Ticino nel periodo individuato. Per conseguire questo obiettivo, l’indagine sarà focalizzata, prima ancora che sulle opere, sulla loro genesi, avvalendosi principalmente di strumenti critici quali l’analisi intertestuale e l’analisi genetica, applicate a una vasta serie di casi di studio trascelti all’interno di categorie tipologiche quali la casa unifamiliare, le abitazioni collettive, gli edifici scolastici e per il tempo libero, gli edifici per il lavoro, gli edifici per la cultura, le opere infrastrutturali. In questo modo ci si propone di conseguire, da una prospettiva storica e attraverso un’indagine analitica, una conoscenza più vasta e profonda di un periodo particolarmente fecondo dell’architettura nel Cantone Ticino, che continua a sollecitare la nostra attenzione critica e a fornire paradigmi validi anche per l’attuale pratica architettonica.
Il progetto di ricerca è finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica - FNS (n. 100016_166074/1).
La direzione scientifica del progetto è di Nicola Navone, e si avvale, della collaborazione di Serena Maffioletti, Università IUAV di Venezia.

Responsabile del progetto
Nicola Navone
Ricercatori post-doc FNS
Alberto Franchini
Ilaria Giannetti
Matteo Iannello
Orietta Lanzarini
Durata 2017-
Vai al sito del progetto di ricerca FNS



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