a cura di Bruno Maurer e Letizia Tedeschi
Archivio Progetti, Università IUAV di Venezia, 21 marzo-16 maggio 2003.
La mostra Carl Weidemeyer 1882-1976. Artista e architetto tra Worpswede e Ascona è frutto della collaborazione tra l'Archivio del Moderno dell'Accademia di architettura dell'Università della Svizzera italiana e il Museo comunale d'arte moderna di Ascona. Si tratta di un'esposizione tesa a valorizzare la personalità di Carl Weidemeyer, architetto e artista poliedrico, che ha rappresentato un collegamento d'eccezione tra cultura mitteleuropea e mediterranea, imponendosi tra i promotori, in Ticino, dell'architettura razionalista che si va diffondendo negli anni Venti-Trenta in Europa.
L'Archivio Weidemeyer, di proprietà del Comune di Ascona, è conservato presso il locale Museo comunale d'arte moderna. Muovendo dai documenti qui depositati si è ricostruito per la prima volta il percorso artistico di Weidemeyer.
L'architetto tedesco, nato a Brema nel 1882, fu membro dal 1905 della straordinaria colonia artistica di Worpswede - con Paola Modersohn Becker, Otto Modersohn, Heinrich Vogeler, il poeta Rainer Maria Rilke ed altri - e operò tra Brema e Willingen, in Germania. Nel 1927 si trasferì ad Ascona, dove giunse su invito di Paul Bachrach, padre della ballerina "mimica" Charlotte Bara, allieva dei celebri Sakharoff, per progettare il Teatro San Materno, un nuovo spazio teatrale "da camera". Ad Ascona rimase fino alla morte, avvenuta nel 1976. Qui, nei primi anni del suo soggiorno, realizzò alcune ville, quali Casa Haas (1928), Casa Fontanelle (1928), Casa Tutsch (1928), Casa Rocca Vispa (1930), Casa Andrea Cristoforo (1931), e infine Villa Chiara (1935) per la famiglia Oppenheimer, tuttora conservata integralmente. Proprio quest'ultima dimora consente di cogliere l'eleganza formale che caratterizza questi fabbricati e l'attenzione unica che è riservata all'ambiente in cui vengono edificati.
Weidemeyer non si è limitato all'architettura, ma si è dedicato con impegno al design e all’architettura di interni, alla pittura - ci restano ritratti, paesaggi, nature morte -, all’illustrazione e si è esibito come mimo e teatrante. Ma già al tempo di Worpswede, Brema e Willingen, egli aveva dato prova della sua versatilità realizzando giocattoli in legno e altre esperienze interdisciplinari, che vengono riprese ad Ascona quando collabora con Charlotte Bara e il marionettista Jacob Flach.
Ecco perché in mostra vengono presentate, unitamente ai documenti inediti sulla biografia di Weidemeyer rintracciati durante questa ricerca, sia la sua attività di architetto che quella di pittore, nonché la sua interessante produzione di illustratore, tutti aspetti che, per la prima volta, sono presi in considerazione e approfonditi simultaneamente e nella loro totalità. Si viene ad arricchire in questo modo, attraverso tale personalità, la conoscenza della comunità tedesca attiva ad Ascona fin dagli inizi del secolo XX, una colonia composta da artisti, scrittori, poeti e uomini di cultura che ha rappresentato una ideale eredità della colonia di Monte Verità, confermando la vocazione internazionale di questo magico angolo del Lago Maggiore, una vocazione che consente di parlare di un filo diretto con Venezia, negli stessi anni scenario di analoghe vicende e meta incessante degli artisti attratti da questo magnifico “portale” per l’Oriente, da Klimt a Le Corbusier.
L'architetto tedesco, nato a Brema nel 1882, fu membro dal 1905 della straordinaria colonia artistica di Worpswede - con Paola Modersohn Becker, Otto Modersohn, Heinrich Vogeler, il poeta Rainer Maria Rilke ed altri - e operò tra Brema e Willingen, in Germania. Nel 1927 si trasferì ad Ascona, dove giunse su invito di Paul Bachrach, padre della ballerina "mimica" Charlotte Bara, allieva dei celebri Sakharoff, per progettare il Teatro San Materno, un nuovo spazio teatrale "da camera". Ad Ascona rimase fino alla morte, avvenuta nel 1976. Qui, nei primi anni del suo soggiorno, realizzò alcune ville, quali Casa Haas (1928), Casa Fontanelle (1928), Casa Tutsch (1928), Casa Rocca Vispa (1930), Casa Andrea Cristoforo (1931), e infine Villa Chiara (1935) per la famiglia Oppenheimer, tuttora conservata integralmente. Proprio quest'ultima dimora consente di cogliere l'eleganza formale che caratterizza questi fabbricati e l'attenzione unica che è riservata all'ambiente in cui vengono edificati.
Weidemeyer non si è limitato all'architettura, ma si è dedicato con impegno al design e all’architettura di interni, alla pittura - ci restano ritratti, paesaggi, nature morte -, all’illustrazione e si è esibito come mimo e teatrante. Ma già al tempo di Worpswede, Brema e Willingen, egli aveva dato prova della sua versatilità realizzando giocattoli in legno e altre esperienze interdisciplinari, che vengono riprese ad Ascona quando collabora con Charlotte Bara e il marionettista Jacob Flach.
Ecco perché in mostra vengono presentate, unitamente ai documenti inediti sulla biografia di Weidemeyer rintracciati durante questa ricerca, sia la sua attività di architetto che quella di pittore, nonché la sua interessante produzione di illustratore, tutti aspetti che, per la prima volta, sono presi in considerazione e approfonditi simultaneamente e nella loro totalità. Si viene ad arricchire in questo modo, attraverso tale personalità, la conoscenza della comunità tedesca attiva ad Ascona fin dagli inizi del secolo XX, una colonia composta da artisti, scrittori, poeti e uomini di cultura che ha rappresentato una ideale eredità della colonia di Monte Verità, confermando la vocazione internazionale di questo magico angolo del Lago Maggiore, una vocazione che consente di parlare di un filo diretto con Venezia, negli stessi anni scenario di analoghe vicende e meta incessante degli artisti attratti da questo magnifico “portale” per l’Oriente, da Klimt a Le Corbusier.
Un ciclo di conferenze accompagna la mostra, approfondendo il quadro generale e gli aspetti traversali entro i quali si è sviluppata l’opera architettonica di Carl Weidemeyer ad Ascona.Bruno Reichlin parlerà dell’architettura di Carl Weidemeyer, in occasione dell’inaugurazione della mostra.
Rolando Bellini affronterà il tema della colonia degli artisti di Ascona al Monte Verità.
Susanne Franco, infine, dedicherà un approfondimento alla danza della ballerina Charlotte Bara e all’esperienza del Teatro San Materno, progettato dallo stesso Weidemeyer.
Rolando Bellini affronterà il tema della colonia degli artisti di Ascona al Monte Verità.
Susanne Franco, infine, dedicherà un approfondimento alla danza della ballerina Charlotte Bara e all’esperienza del Teatro San Materno, progettato dallo stesso Weidemeyer.
La mostra sarà corredata da una monografia su Carl Weidemeyer, ricca di contributi di vari specialisti, co-edita dall'Accademia di architettura, dal Museo comunale d'arte moderna di Ascona e da Skira.
con il patrocinio del Consolato Generale di Svizzera a Milano e con il contributo di CCS - Centro Culturale Svizzero Pro Helvetia.
http://www.iuav.it/ARCHIVIO-P/MOSTRE/Carl-Weide/index.htm
con il patrocinio del Consolato Generale di Svizzera a Milano e con il contributo di CCS - Centro Culturale Svizzero Pro Helvetia.
http://www.iuav.it/ARCHIVIO-P/MOSTRE/Carl-Weide/index.htm