Quando, nel 1923, il grande ingegnere svizzero Robert Maillart (1872-1940) affronta la progettazione dei Magazzini Generali con Punto Franco di Chiasso e la prospiciente tettoia – la breve sequenza di capriate più famosa del mondo – ha appena iniziato la sua seconda vita, dopo il rientro dalla Russia nel 1919. E l’edificio sulla frontiera italo-svizzera è proprio il simbolo di questo passaggio, sintetizzando in un’unica opera le diverse anime dell’ingegnere.
Qui, infatti, Maillart combina il brevetto “utilitaristico” del 1909 per i suoi celebri solai a fungo – adottati per il volume pluripiano – con l’invenzione, per la tettoia esterna, di una forma inedita e irripetibile, una capriata staticamente perfetta plasmata dai carichi e dai vincoli.
L’edificio principale nasconde al suo interno il “sistema di solai senza travi”, i cui diritti Maillart rivendica nel brevetto svizzero n. 46928: solette perfettamente “lisce sopra e sotto”, con armatura ortotropa, senza bisogno di travi sporgenti, sostenute da snelli pilastri sormontati da capitelli stilizzati che rendono gli spazi interni modernissimi.
La copertura della halle esterna, invece, testimonia la maturità con cui Maillart concepisce la “pietra fusa”, modellandola come una gigantesca scultura in cui sorprende la doppia pancia delle capriate, che tanto fa assomigliare lo scheletro in cemento armato alla cassa toracica di un animale estinto.
Il profilo della trave, tracciato sfruttando sapientemente la statica grafica, sembrerebbe solo un’antigraziosa forzatura, soprattutto nel mare delle tipologie già disponibili e ottimizzate, se altri elementi – i pilastri a forcella e i controventi incurvati – non esaltassero il disegno unitario, tridimensionale, dei sei telai ripetuti e non svelassero anche la natura figurativa di questa composizione.